Leibniz. Uno spettacolo barocco
"Leibniz. Uno spettaolo barocco" - ideazione Eleonora Paris e Irene Serini - Regia Irene Serini - Con Alessandro Balestrieri, Eleonora Paris, Irene Serini - Visto al Teatro della Cooperativa il 16 aprile - Recensione di Fabia Caporizzi (nella foto: "Leibniz. Uno spettaolo barocco")

Uno spettacolo visionario: con razionalità
"Leibniz-Uno spettacolo barocco" andato in scena in prima nazionale al Teatro della Cooperativa, è un lavoro sul crollo della ragione e un invito a entrare in contatto con l'irrazionalità presente in tutti noi. Uno spettacolo intelligente e ironico diviso in tre parti che mette sul palcoscenico due personaggi che dialogano per mostrare la potenza e i limiti di quella stessa logica in un dialogo stratificato... uno spettacolo a suo modo visionario: con la razionalità e i ragionamenti logici, i personaggi ci portano con salti temporali storici e filosofici (si va dal 450 a.C. al 2026) ma anche psicanalitici (Jung aleggia per tutto lo spettacolo) nell'irrazionalità dell'umano e nella sua normale follia. Dall'antica Grecia a Medea al Polpo Paul. Tutto inizia con l'omicidio di Ippaso da Metaponto, filosofo e matematico colpevole di aver diffuso la scoperta dei numeri irrazionali, quelli che non si possono quantificare, perché non finiscono mai. Una partenza che illustra immediatamente il paradosso della culla della civiltà occidentale, la Grecia al momento del suo massimo splendore, con i pitagorici che uccidono chi mette in discussione i numeri razionali con la radice quadrata di due. I protagonisti della prima parte, allegra e movimentata, sono in qualche modo 0 e 1 , delle funzioni numeriche che ci portano ad attraversare la storia dell'irrazionale. Quelli stessi 0 e 1 che sono alla base dell'informatica... E' la parte forse più umoristica e buffonesca (anche se non l'unica) che mette subito in contatto la logica e l'irrazionalità attraverso diverse epoche e facendoci in qualche modo avvicinare all'assurdità della razionalità forzata che prima o poi ci fa entrare in crisi: proprio come successe a Leibniz, il matematico e filosofo che soffrì un periodo di depressione perché perse il senso di tutto quello che stava pensando e producendo.
Leibniz entra però in scena nella seconda parte dello spettacolo, insieme alla principessa Sofia del Palatino, personaggi storici entrambi, ma qui visti da un punto di vista umano - come scrive Eleonora Paris nelle note di drammaturgia. "Così, da un interno barocco - continua Paris nelle note - si arriva direttamente a un appartamento di oggi, dove agiscono le pressioni di un'epoca, la nostra, che ha molti più rimandi al passato di quanto ci si aspetti. Nella terza e ultima parte - spiega Paris - i/le performer cercano nuove narrazioni possibili potenzialmente infinite, come infiniti sono i numeri irrazionali e i mondi che potremmo costruire, se smettessimo tutti insieme di credere che il fondale su cui agiamo sia irremovibile". E la verità è che tutti noi, nel momento in cui pensiamo l'irrazionale, lo sentiamo, lo viviamo e ne parliamo, affrontiamo inevitabilmente qualcosa che ci fa entrare in crisi. Perché non ne capiamo il senso ultimo e perché in fondo - come viene anche detto sul palco - tutti abbiamo paura di diventare matti. Lo spettacolo utilizza Leibniz proprio per guardare in faccia a questa parte di noi che ci spaventa, quella parte più buia, che non trova il senso delle cose, quella parte oscura o inconscia che però potrebbe aprirci anche a nuova vita; proprio Leibniz diceva che "Viviamo nel migliore dei mondi possibile" per far capire come convivano nel mondo e in noi non solo il bello e la luce ma anche il brutto, il buio, tutto ciò che ci spaventa. Leibnitz era uno studioso che credeva fermamente nella ragione e per questo era estremamente moderno, ma Leibniz, è anche uno spettacolo barocco proprio perché il barocco era un tempo di crisi e di passaggio. Uno spttacolo barocco dunque perché come dicono le autrici "è scomposto e ci invita a scomporci e ricomporci e, infine, a scoprire – se non il migliore dei mondi possibili – almeno che di mondi possibili ce ne sono a migliaia e che aspettano solo di essere svelati".
Leibniz-Uno spettacolo barocco vuole dunque portarci ad essere consapevoli di quella parte oscura per permetterci di riappropiarci della nostra parte irrazionale in modo da non esserne succubi e non subirne le conseguenze indirette. E chissà tornare a vivere pienamente senza uomini e donne a una dimensione.
Fabia Caporizzi