MEDEA

21.10.2024

Medea da Euripide, adattamento  di Romina Mondello- Regia di Emilio Russo - Con Romina Mondello - Vista al Teatro Menotti il 16 ottobre - Recensione di Adelio Rigamonti (nella foto Romina Mondello)

Romina Mondello
Romina Mondello

RITORNA AL MENOTTI UNA GRANDE MEDEA

Una Medea composita, intensa, ma al contempo assai facile alla comprensione è quella in scena al Teatro Menotti fino al 20 ottobre. Sinceramente mi crea qualche imbarazzo a essere costretto a riscrivere quasi esattamente quanto pubblicato nel 2020 col titolo QUANDO L'INTERPRETE È IL TEATRO

L'interprete che è teatro puro è ancora una volta, ancora di più, Romina Mondello che consegna al pubblico una sorta di assai raffinato omaggio composito all'eternità dell'opera stessa; un omaggio dovuto, esteso a Euripide, il più grande tragediografo non solo dell'antichità.

Quella della Mondello, che ha curato direttamente l'adattamento del testo, mi sembra essere una sorta di valore aggiunto all'eterna Medea euripidea.

Ora mi sembra necessario ripetere, paro paro, quanto pubblicato quattro anni fa:" (…), mi soffermerò soprattutto sulla straordinaria interpretazione della stessa Romina Mondello che ha avuto il coraggio, ma anche l'umiltà, di adattare il testo senza alcun riferimento alle grandi interpreti di Medea nel passato e nel presente, ma guardando esclusivamente a se stessa e tirando fuori un'inaspettata (mea culpa), coinvolgente e per molti aspetti nuova Medea."

Mi è parso necessario ripetere quanto appena sopra per sottolineare come Romina Mondello si sia, ancor più di allora, discostata dai metodi recitativi di grandi interpreti di Medea nel passato e nel presente e abbia scavato in sé stessa con forza per renderci, con preziosa umiltà, un rabbioso, e al contempo dolcissimo, ritratto del femmineo a tutto tondo.

La Mondello attrice teatrale, dal debutto in Medea a oggi, si è consolidata in una straordinaria realtà per il teatro del nostro Paese, sapendo "condurci – e qui mi ripeto - con maestria e spontaneità all'interno d'un viaggio composito drammaturgicamente senza grinze; un viaggio nel profondo scellerato dell'umano e contemporaneamente un viaggio nella cultura occidentale."

Altro grande valore aggiunto alla complessiva riuscita dello spettacolo la splendida voce di Camilla Barbarito che propone un suggestivo mix di brani di Paesi, e ovviamente lingue diverse, tutti d'ambito mediterraneo. Per molti, io compreso, è arduo comprenderne il senso ma la capacità vocale dell'interprete coinvolge tutti in un pathos che è controcanto emozionale al testo di origine euripidea.

Ma non si possono esaltare, con tutte le ragioni di questo mondo, adattamento e interpretazione della Mondello o la vocalità della Barbarito senza tener conto del grande lavoro parallelo di guida e di supporto di Emilio Russo regista di mille scommesse, mai contento dei risultati ottenuti e che continua a lavorare, anche per anni, per rendere ancora migliore un prodotto esteticamente coraggioso e riuscito già praticamente al debutto.

Russo si è avvalso oltre che di una straordinaria attrice della perfetta e curatissima, anche nei minimi particolari,scenografia di Dario Gessati, tutta all'in giro d'una barca dì pescatori, che diviene sovente tribuna e rifugio d'una Medea contemporaneamente ammalorata dalla rabbia, dal dolore, dal perfido raggiro sprigionati da una irrimediabile e folle gelosia. Forse quella barca stessa, così salda sul palco, è simbolo dell'impossibilità d'allontanarsi dal male.

Interessante e sempre gradevole l'intreccio sottile delle musiche di Andrea Salvadori.

A Emilio Russo va dato il merito di aver costruito con gran lavoro e cultura il personaggio di Medea quasi con forza maieutica nel tirar fuori il tanto posseduto da Romina e, se non ricordo male, di avere diminuito i tempi di recitazione e di movimento scenico, correndo magari il rischio di costringere il pubblico alla noia; cosa che sicuramente non è successo mercoledì 16 ottobre, la sera in cui ho visto lo spettacolo attorniato da un tutto esaurito, per lo più formato da giovani studenti, attento, in silenzio senza fastidiosi colpi di tosse o sbuffi.

Va inoltre dato merito a Emilio Russo di avere costituito, o almeno di averci tentato, un gruppo attoriale omogeneo compiendo parecchi cambi dal debutto. Piacciono il confermato corifeo Nicolas Errico e la "nuova" nutrice Debora Zuin, e l'altrettanto "nuovo" Claudio Pellegrini nel ruolo di Nunzio. Tutti perfetti come, e forse un rigo sopra agli altri, il Giasone, "ragionator" di poteri, interpretato alla grande da un ottimo "nuovo" Gianluigi Fogacci.

Unica nota un poco negativa nei confronti del regista è stato lo scarso lavoro fatto attorno al personaggio di Creonte, interpretato dal confermato Paolo Cosenza che mi è parso non sempre omogeno al gruppo e appesantito da vecchi stilemi recitativi. Nel suo insieme la Medea in scena al Menotti, mi ripeto, è spettacolo da non perdere.

Adelio Rigamonti